Archives for: febbraio 2016

L’ÂGE CASSANT – René Char

 

 

« Je me révolte, donc je me ramifie. »

 

 XXXIX

Si vous n’acceptez pas ce qu’on vous offre, vous serez un jour des mendiants. Mendiants pour des refus plus grand.

XL

On ne découvre la vraie clarté qu’au bas de l’escalier, au souffle de la porte.

 

René Char, L’Âge Cassant

 

 

XXXIX

Non accettando quello che vi si offre, sarete un giorno dei mendicanti. Mendicanti di rifiuti più grandi.

XL

Non si scopre il vero chiarore se non in fondo alla scala, allo spiraglio di luce della porta.
 

Traduzione dal francese rosaturca
 

 

 

 

 

 

Senso comune ?

 

 

 

 

 
” Il tempo di leggere come il tempo d’amare dilatano il tempo di vivere ”

Provo una sorda irritazione al sentore di luoghi comuni come questo. Fiuto sotto mentite spoglie la germinazione di un pregiudizio – borghese ? – che giudicando su tutto si annette in proprio il valore superiore della migliore qualità possibile del proprio tempo e della propria vita.

 

” L’amore – sempre erotico – racchiude in sé il senso ultimo del mondo, la sua cifra occulta, celata nel corpo della persona amata “

Convinzioni come queste ammettono la tentazione irresistibile per l’uomo, per la donna di vivere soggiogati dal dominio dei sensi, così pure dai sentimenti. E sia. Ma non confondiamo la cifra con la figura — meglio servirebbe allo scopo una passione sospesa.
 

 

 

 

 

 

Una virtù naturale

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Dalla stazione dei treni cammino verso casa, porto la bici a mano e risalgo la trionfale via Indipendenza come attraversare l’ampio letto di un fiume in secca, oppure come se ancora mi aggirassi fra le cortine degli alberi intorno ai quali serpeggiano i sentieri. In continuità fra ciò che resta delle colline intorno alla città e la sua architettura antica, come scavate nei fianchi della roccia queste infilate di archi e di volte sotto i portici e tutta questa teoria di pilastri e colonne. Deviare dal decumano massimo verso il corpo nudo di bronzo del dio Nettuno gigantesco sulla fontana, e la piazza Maggiore con la fabbrica di san Petronio dalla facciata incompiuta nei secoli, per metà di mattoni bruni, di terra cotta e rimasta alle piogge, ai venti, all’oscurità della notte incipiente che cade sul corpo nudo della basilica proprio come sulle spalle delle colline.

Non è solo la pietra che resta, ma lo stupore di una virtù naturale.

Di ritorno dai boschi nelle membra mi porto sempre una spossatezza radicale, quasi che la terra sotto il fogliame a ogni passo, e l’argilla per i greti delle correnti mi avessero impregnata di sale.

 

 

 

 

 

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La poesia è dei poeti . . .

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Pierre Reverdy – Le gant de crin

” Je ne pens pas, je note “

 

 

◼︎◼︎
. . .
Les oiseaux chantent pour eux seuls. Mais il arrive que certains oiseaux semblent rechercher, pour chanter le plus fort, le voisinage de l’homme.

◼︎◼︎ La poésie est exclusivement aux poètes qui qui écrivent pour eux seuls et quelques hommes doués d’un sens que les autres hommes n’ont pas.

 

 

 

 

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◼︎◼︎
. . .
Gli uccelli cantano unicamente per sé. Ma succede che taluni uccelli sembrino ricercare, per cantare più forte, la vicinanza dell’uomo.

◼︎◼︎ La poesia appartiene esclusivamente ai poeti che scrivono unicamente per sé e per alcuni uomini dotati di un senso che gli altri uomini non hanno.

Traduzione dal francese di François Livi, Milano 1993

 

 

 

 

 

 

E diciamo la verità

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E poi diciamo la verità, la sola cosa che conta è questa vena di parola nell’orecchio — di giorno, di notte, non finisce di venire. E’ questo essere-verso, origine e radice in ogni istante, per ogni giorno della vita. Averlo scelto, per tutti i giorni futuri della mia vita…

Altre cose diverse sono la fortuna dei casi del mondo, le circostanze.  
 

 

 

 

 

 

Tango dell’anima

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Se l’occhio non fosse solare
Come potremmo vedere la luce ?
Non vivesse in noi la forza del dio,
Come potrebbe il divino incantarci ? ” *

* la citazione è estratta da QUI

 

 

 

 

Stiamo entrando in quella parte dell’anno in cui il sole sul cortile a mezzogiorno con i suoi raggi si tuffa nella stanza, e sono fendenti di gioia inattesa che inarcano questa penombra pulviscolare in cui si vive immersi negli interni della città antica, in quelle celle claustrali di secoli ora ristrutturati monolocali in centro-città . . .

 

 

 

 

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Dice bene Walter Friedrich Otto che radicata nel Mito la creatura umana può raggiungere una regione luminosa e lieta in cui piacere e dolore si neutralizzano nella libertà e nella chiarezza, e le cose stesse si accolgono e rilucono all’interno della creatura come una Cosa sola.

Come la danza, che fa la creatura un tutt’uno con la musica e in questo unico è una vertigine in cui si vive come si cessasse di vivere – una forma di estasi ?
Ieri notte danzare nel piccolo caffè del centro è stato al tempo stesso uno spossessamento e un planare in volo nelle correnti di un’aria mai respirata prima. Ma anche più di questo, il sigillo impresso di una qualità oblativa che scioglie la gravità dell’esperienza in spirito e canto . . .  Avrò la forza di ritornare adesso al lavoro nel pozzo spaventoso de La lingua dei padri. 

 

 

 

 


Christopher Simpson (1602/1606 – 1669)

 

 

 

 

 

 

Nell’attesa

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Come se non bastasse, mi crolla addosso stamattina anche tutto il peso di tutti gli angoli da sgomberare prima che mia madre venga a stare da me per il tempo delle sue visite mediche  . . . Qualunque tipo di preparativi mi rende nervosa. 

E poi senza averlo deciso, mi ritrovo in cima alla scala verso il ripiano più alto della libreria, a levare i miei vecchi album da disegno e l’occorrente per dipingere. Stavo pensando qualche giorno fa che con la bella stagione mi piacerebbe riprendere il lavoro con i colori all’aperto.

 

 

 

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I.

 

 

 

 

 

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II.

 

 

 

 

 

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III.

 

 

 

 

 

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IV.

 

 

 

 

 

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V.

 

 

 

 

 

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VI.

 
I – VI
Prove di disegno dal vero
bologna, sacrario dei caduti polacchi Estate 2007

 

 

 

 

 

 

 

Pentimenti

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Avrei dovuto portare a compimento la scrittura nella notte passata, e invece . . . Il tempo vale per i suoi momenti – per questo passa, deve passare perché è fatto di momenti che cedono il passo e l’occasione gli uni agli altri.  Nient’altro conta, né seguire l’idea, la volontà, una tabella d’impegni, un’agenda, un programma. Niente che possa essere guardato a distanza, deciso, organizzato, catturato nella rete del pensiero. Niente di niente. Soltanto fidarsi del momento a nervi tesi. E’ un altro modo di dire la natura selvaggia del vivere.

E anche dire qualcos’altro, Per esempio che io non ho una vita mia, non posso mancare per un solo istante questa vena corrente di poesia, questa febbre di spirito, questa ricerca di verità, non posso smettere di dialogare sommessamente fra tutte le cose, e raccogliere segni e incarnarli in queste membra in cammino, e parlare da qui. Credere di poter scegliere in proprio il tempo del riposo è credere una bestialità.

Durissima oggi la difficoltà da sormontare.

 

 

 

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” Pensare tutto intero ” J. A. D. Ingres

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1813

Per un buon pittore, quando conosca bene il suo mestiere ed abbia ben appreso ad imitare la natura, la cosa più ardua sta nel «pensare» tutto intero il suo quadro, averlo per così dire tutto in mente, per poterlo dipingere in seguito con calore e come d’un solo getto. Allora, credo, tutto appare come «sentito» insieme. Ecco le caratteristiche del grande maestro, quello che si deve raggiungere, a forza di pensare giorno e notte la propria arte, se si è nati per questo.

L’enorme quantità di opere antiche compiute da un sol uomo prova che a un certo momento l’artista di genio si sente come trascinato dai suoi stessi mezzi e tutti i giorni fa cose ch’egli prima non credeva saper fare.

Mi sembra d’essere quest’uomo. Faccio progressi ogni giorno : mai il lavoro mi fu così facile e ciò nonostante le mie opere non sono fatte con negligenza, al contrario. Io «finisco» più di prima, ma molto più in fretta . . .

 
J. A. D. Ingres, Note e Pensieri

A cura di Luciano Anceschi
Alessandro Minuziano Editore – Milano, 1946

 

 

* * *

Pensare tutto intero è come attingere a una dimensione cosmica per ogni minuta visione frammentaria o parziale. E’ un moto di spirito, un esercizio – del pensiero – di terrestre trascendenza.

Pensare tutto intero per sentire tutto insieme : e il calore, e l’unico getto con il quale l’opera sembra fatta come da se stessa e in se stessa bastante nella sua integrità, hanno a che fare con la natura di tutte le cose organiche vive.

La forza, che si tempra nel pensare giorno e notte tutto questo. . .fino a riuscire a collimare con la stessa potenza dei propri mezzi.

rosaturca
 

 

 

 

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La più bella fioritura

 

 

 

Il rimanere fedeli implica un’uscita. Proprio se si rimane in Dio si esce da se stessi. Proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, una fioritura.

Papa Francesco

 

 

 

 

 

 

. . . è anche un bambino il cuore

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Il cuore sempre lui sullo sfondo. Le ragioni del cuore, sempre le stesse. E’ anche un bambino il cuore, e non sa quanti trucchi al mondo per evitare di rispondere non farsi trovare, ignorare il suo riso che non chiedeva di più . . .

 

 

 

 

 

 

Déstabiliser – Nicole Peter

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Le nuvole passano sopra di me, la testa mi gira e un senso di vertigine . . .

Basterebbe de-stabilizzare
dis-orientare
dis-equilibrare
chi guarda in un elogio del fragile dell’instabile del precario di tutto quanto si muove e non ritorna a posto, in un omaggio al vento e all’effimero, alla sabbia che non ha forma, alla piuma che volteggia intorno alla mia testa, all’acqua che scorre e non riviene mai allo stesso luogo, alla schiuma che non si può stringere nelle mani.

Basterebbe lasciarsi cullare da ciò che fluttua, si muove, avere per trattenersi nient’altro che friabili ramature, della sabbia sotto i piedi, della schiuma.

Basterebbe perdersi in apparenze mutevoli come in un labirinto e suscitare questo istante di smarrimento, quando il corpo vacilla leggermente e trema.

Basterebbe vivere tutti questi momenti di oscillazione leggera quando voltandomi, con un sentimento di quasi panico mi accorgo che la spiaggia dietro di me è lontana, che da molto tempo non tocco il fondo, ricordarmi di questi stessi istanti di sgomento quando in montagna, perduto il mio sentiero, capisco che sto girando intorno.

Quando i miei sensi mi ingannano divento vulnerabile, non ho più i piedi in terra e vacillo mentre i miei riferimenti scompaiono. Tutti questi interstizi entro i quali navigo regolarmente, sono altrettanti momenti che posso mettere a frutto per ancorarmi alle mie certezze e respingere tutto quanto in me è fissità e resistenza e durezza.

Scrivere in questi spiragli, nei margini della fragilità e della vertigine. Trovare le mie parole in questo sbilanciamento e in tutti questi passi falsi.

Diventerò allora come questa nuvola che si sfilaccia nel cielo e riprende forma un po’ più lontano o come questa piuma che danza deponendo secondo il gradimento del vento qualche traccia sopra una pagina bianca ?

 

 

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Nicole Peter
Traduzione dal francese di rosaturca

cliccare QUI per l’articolo in lingua originale

 

 
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Passages – cliccare QUI per il sito dell’autrice