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Affido

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17.III

Nella notte, mi sono addormentata riuscendo a mantenere svuotata la mente da pensieri, da immaginazioni di pensiero, mi sono trattenuta davanti alla Parola con la mia incapacità di comprenderla, in attesa di poterla ascoltare, ho pensato — l’unica cosa che ho pensato — che proprio quell’incomprensione era già senso di Parola, già stava parlando l’Altro da me, ciò che non mi assomiglia, che non riconosco, davanti al quale ‹‹Io›› chiude i suoi occhi e in silenzio si affida.

Gv 5, 17-30

 

 

 

 

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L’onda della voce

 

 

 

 

 

( al lavoro sulla stesura di un testo )

E’ stato miracoloso, proprio un’ondata di voce, una marea incessante di parole, fino alle secche del dubbio — che cosa ho fatto, che dico. . …

Ecco il moto all’incontrario, il ritirarsi dell’onda, la fine della festa che fa la schiuma fragorosa nel gonfiarsi di marea. Dall’asciutto del dubbio ho riletto, ho ascoltato, ho dato all’ascolto, ho reciso, ho plasmato sopra i tagli la morbidezza di un silenzio cicatrizzante. Per un po’ non sentirò altro da dire.

 

 

 

 

 

 

 

Giorno di gloria

 

 

 

 

 

martedi 9 marzo

Un giorno di gloria oggi, il merlo ha cantato nel suo angolo di cielo dall’alba e fino al principio del tramonto, a gola spiegata e fino sul limite del grido, del fischio di labbra, della parola, immerso nello spazio sonoro di altri canti di uccelli diversi, ho dormito io nelle ore del mattino nella mia stanza con le finestre chiuse per il freddo che fa, ma in un Aperto cosciente plastico & modellante, la prima volta in tutta la mia vita che per un giorno intero ho dimorato nella fibra della voce fino alla radice illuminata di senso prima che significato sia.

Uscirò dalla casa domani, lascerò le pareti della stanza domani per entrare nello spazio d’arie granuloso ancora delle fredde umidità, e

saldarmi
grazia su
grazia
in
. . …