Category: rampe

Si chiude

 

 

 

 

 

L’oscura nuda verità impressa nella carne, quella di queste membra prese come sostanza e significato del suo dire, l’oscura metamorfosi che ha fatto corpo nel mio fisico mortale . . .

Quante volte ho domandato – inutilmente – di capire perché tutta la vita in questa dura chiusura ; dai limi più lungamente esiliati della mia coscienza. Poi, diventa limpida visione qui — non si cammina, più.

China sul declinare del mio passo, al suo fianco distesa, alla terra, offerta all’ascolto. Piano come impercettibile battito d’ali di farfalla in volo nei sogni, queste membra ed io, intrecciamo una voce di muscoli e nervi e tenerezza e aliti di fiato. E intanto fuori cadeva la sera.

Infine. Siamo uscite sorprese nelle piogge della sera, sulla pietra umida nel buio abbiamo posato la fatica e il sollievo per lo sforzo. Abbiamo guardato, e abbiamo visto insieme tutta la bellezza del creato.

 

 

 

 

 

In una nuova verità

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Nei giorni appena trascorsi pensavo di essere all’opera nel rimontare qualcosa come uno shock, uno spavento grave, comunque uno stato di alienazione dalla mia vocazione naturale.

Ignoro da dove affiorasse tanto smarrimento ; non so se posso additare la vite bianca che radica fra i ruderi e nell’ombra delle siepi e dei boschi, non so se posso additare lei come responsabile. All’apparenza niente di tangibile, nulla è accaduto, dichiarato ; soltanto l’impossibilità di muovermi, anche solo di reggermi in piedi, ma pure di stendermi, di riposare. Quello che si dice ” uno stato di prostrazione “. Oggi pare svanito. Ma non vuol dire che svanito sia il dolore.

Oggi m’innesto in queste membra con una nuova verità ; come se la misteriosa e necessaria metamorfosi abbia fatto corpo alla sua sostanza.

 

 

 

 

 

Catarsi

 

 

 

 

 

Che mi avrebbero saldato il cammino a questo nido di Legioni Celesti,
per il tramite del danno irreparabile alla nascita, nel sale e nella polpa

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Rimango

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a G. N.

Il deserto è per amore di Dio. C’è stato chi ha avuto il sangue gelato per me.

L’Aperto che scuote è questa sete inattingibile di canto.
Il deserto, un recinto irrespirabile.

Se non avessi avuto queste immagini tristi, questo esercizio dello sguardo tanto più avanti di me da inoltrarsi per proprio conto molto più in là delle mie sole intenzioni . . .

Nella discesa incontro a una realtà radicale, mi trovo a innesto su qualcosa di arcaico.

 

 

 

 

 

Come un paesaggio in divenire

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All’inizio c’è stata l’immagine nello specchio in un momento banale, oggi come in qualsiasi altra giornata nella mia vita, nell’incessante slittamento verso altrove ; in quell’immagine stasera mi sono riconosciuta, l’ho fermata per me.

Poi, sono uscita nel vento della sera a fare una camminata.

 

 

 

 

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