Category: stagioni

Una latente felicità

 

 

 

 

 

Non capisco questo sollievo misto a fatica da garottata, questi ossi schiodati che non si tengono più, primo levarmi nel mattino, la confusione sovrana mi tenta.

E’ complicato fermarsi ad ascoltare – abbandonare & abbandonarsi – mortificarsi è inevitabile, ieri notte ha soffiato più forte sulla polvere il vento dello spirito ed io ho compreso e ho visto, oggi primo giorno di ottobre, il tempo di una nuova iniziazione anche se ormai sono rotte le Ore, si dispone l’orecchio più addentro a ogni cosa che muta, anche se lo vedi soltanto dopo se qualcosa in parole è avvenuta, soltanto dopo aver giocato d’azzardo tutto il tempo che ti sei presa in prestito e non puoi più restituire.

Nell’aria un trabocco di spinta vitale, inspiegabile mentre tutto intorno sembra che muore, un lucore poroso dalla coltre nel cielo per tutto il giorno è disceso più intimo sulle cose del mondo, e un odore così nell’umido d’arie si esala fin dentro al mio respiro come una vena latente di felicità.

 

 

 

 


 

Giovanni Gabrieli, Sonata No.20 à 22

 

 

 

 

 

Autunno, per le aromatiche

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Oggi guadagno due o tre ore di giorno rispetto alla media dei miei risvegli — un misterioso lascito del crepuscolo aurorale se penso all’ebbrezza febbrile delle mie notti.

Il ritmo piano delle piogge alla finestra aperta sul cortile e il buio nella stanza che non oso illuminare.

Autunno, per le aromatiche è profumo che si addensa alle foglie più dolce ; in questa parte del tempo in cui nell’aria sono le ninfe d’acqua ad abitare.

 

 

 

 

 

Piove dal mare

 

 

 

 

 

Il guscio protettivo che la nostra anima ha secreto per sentirsi a casa, per darsi una forma che la differenzi dalle altre, si rompe, e di tutte quelle pieghe e durezze non rimane al centro che un’ostrica di percezione, un enorme occhio.

Virginia Woolf

 

 

 

La sera di piogge nel tempo dell’ora solare. Piove dal mare, a tratti a scrosci più intensi, l’eco a ondate nell’aria riporta il boato lontano del temporale ; un singolare lucore emana lungo i muri nel cortile, un rilucere d’anima fra il passo di nubi nel cielo e la calma colata di piogge su questa forma del cuore.

rosaturca

 

 

 

 

 

Settembre per noi

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Denso di bianco il cielo di nuvole, calda e umida l’aria immota. Fuori è un chiarore privo di splendore, accompagnato da piogge pazienti e inattesi arcobaleni sul cuore antico della città che si rispecchia sulle scie bagnate del selciato.

Si sta più in casa, si incomincia, anche di giorno con la luce delle lampade accese ; si alternano i pasti al riposo, le cure di casa a quelle di cucina. E si legge con più calma e trasporto, si scrive anche, con più abbandono.

 

 

 

 

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Mutar di foglia

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. . . . .
e non s’intende di vesti femminili
portate sulle caviglie

Saffo, 57

 

 

E’ passata la fine dell’estate, la parte in cui l’ultimo calore della stagione marcisce come un sudario di fuoco stinto nell’aria, nella carne, nei pensieri ; tutto questo finito. Puntuale è arrivato settembre con i suoi venti, con le sue acque diverse : riserve di umidità prendono consuetudine nell’atmosfera come sotto la pelle, a ogni passo, vanno incubando le piogge nel cielo, le bacche mature sui rovi e nei roseti.

Anch’io — mi decido, muto il mio aspetto di nuove trame, nuovi colori. . . una vena sottile di eccitata attesa pervade il mio spirito a questo incipiente luminare di bianco di bruno di nero.

 

 

 

 

 

Autunno — di Marco Mazzanti

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Viene l’autunno
con le sue grevi piogge
piene si fan le rive
e le profonde rogge
ora s’allevian dell’assolata arsura
i campi, stinge e rosseggia la natura
caduche foglie s’inventan capriole
lasciando il ramo che più non le vuole
entro i cortili, ai bordi della strada
posan frammiste all’erba ognor più rada
fugge la vita, a poco ormai s’afferra
prepara il suo ritorno nella terra.
E dove anch’io potrei trovare adesso
un quieto riposare
se non entro me stesso ?

Testo originale di Marco Mazzanti

 

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Non si rientra veramente in città fino a quando non si ritorna nei mercati contadini che si fanno in giornate diverse in vari luoghi dello spazio urbano. E’ qui che si riflettono le valli, la collina, i coltivi e i boschi.

E’ quando torno nei mercati che so dove sono io ; ed è qui — per radicamento, che frutti della terra sono ancora gli uomini e le donne, i gesti, gli sguardi, le parlate della lingua. E’ qui che si dà il gusto e il senso fisico del tempo che ci muta con i sapori e i colori nel mutare delle stagioni.

Sabato mattina al cortile del cinema Lumière, il mio ritorno dopo il lungo vai e vieni delle ferie estive. Marco che vende le sue mele e il pane che fa Renza sua moglie mi accoglie come se fossi uscita dal libro di favole…….
Prima di andare via mi offre la sua poesia.

rosaturca

 

 

 

 

 

 

L’orzo – di Marco Mazzanti

 

 

 

 

 

Curva l’ispide vette verso la madre terra l’orzo
e nel fluente mar delle setose ariste
getta qua e là le spighe come pesci in branco.
Mutano i culmi ormai, gli asciutti lembi
vinti son già dalla calura
e al carezzar del vento esala
dense fragranze amare
la messe che matura.

Testo originale di Marco Mazzanti

 

 

 

Condivido qui un testo di Marco Mazzanti ; un biglietto nella sporta della spesa insieme al pane fatto in casa da Renza, sua moglie, che il sabato al mercato non manco di comprare quando sono in città. Renza e Marco infatti lavorano la terra e allevano animali nella loro azienda agricola biodinamica in provincia di Ferrara. 

Il biglietto di Marco è rimasto sul mio tavolo per qualche settimana, nell’attesa che mi venisse un’idea per presentarlo, introdurlo all’attenzione di chi lo leggerà. Adesso forse quei campi saranno stati mietuti delle
” fragranze amare della messe che matura “.

In realtà, il ritmo che tocca come la brezza estiva ogni parola del testo è esso stesso il messaggero dell’intimità d’ascolto, che dal campo d’orzo s’ispira fino in questi versi che chiedono la stessa intimità per dischiudere al cuore il loro canto.

rosaturca

 

 

 

 

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