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Autunno — di Marco Mazzanti

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Viene l’autunno
con le sue grevi piogge
piene si fan le rive
e le profonde rogge
ora s’allevian dell’assolata arsura
i campi, stinge e rosseggia la natura
caduche foglie s’inventan capriole
lasciando il ramo che più non le vuole
entro i cortili, ai bordi della strada
posan frammiste all’erba ognor più rada
fugge la vita, a poco ormai s’afferra
prepara il suo ritorno nella terra.
E dove anch’io potrei trovare adesso
un quieto riposare
se non entro me stesso ?

Testo originale di Marco Mazzanti

 

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Non si rientra veramente in città fino a quando non si ritorna nei mercati contadini che si fanno in giornate diverse in vari luoghi dello spazio urbano. E’ qui che si riflettono le valli, la collina, i coltivi e i boschi.

E’ quando torno nei mercati che so dove sono io ; ed è qui — per radicamento, che frutti della terra sono ancora gli uomini e le donne, i gesti, gli sguardi, le parlate della lingua. E’ qui che si dà il gusto e il senso fisico del tempo che ci muta con i sapori e i colori nel mutare delle stagioni.

Sabato mattina al cortile del cinema Lumière, il mio ritorno dopo il lungo vai e vieni delle ferie estive. Marco che vende le sue mele e il pane che fa Renza sua moglie mi accoglie come se fossi uscita dal libro di favole…….
Prima di andare via mi offre la sua poesia.

rosaturca

 

 

 

 

 

 

L’orzo – di Marco Mazzanti

 

 

 

 

 

Curva l’ispide vette verso la madre terra l’orzo
e nel fluente mar delle setose ariste
getta qua e là le spighe come pesci in branco.
Mutano i culmi ormai, gli asciutti lembi
vinti son già dalla calura
e al carezzar del vento esala
dense fragranze amare
la messe che matura.

Testo originale di Marco Mazzanti

 

 

 

Condivido qui un testo di Marco Mazzanti ; un biglietto nella sporta della spesa insieme al pane fatto in casa da Renza, sua moglie, che il sabato al mercato non manco di comprare quando sono in città. Renza e Marco infatti lavorano la terra e allevano animali nella loro azienda agricola biodinamica in provincia di Ferrara. 

Il biglietto di Marco è rimasto sul mio tavolo per qualche settimana, nell’attesa che mi venisse un’idea per presentarlo, introdurlo all’attenzione di chi lo leggerà. Adesso forse quei campi saranno stati mietuti delle
” fragranze amare della messe che matura “.

In realtà, il ritmo che tocca come la brezza estiva ogni parola del testo è esso stesso il messaggero dell’intimità d’ascolto, che dal campo d’orzo s’ispira fino in questi versi che chiedono la stessa intimità per dischiudere al cuore il loro canto.

rosaturca

 

 

 

 

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