« Mandi, frut »

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Di tutte le pagine che leggo nella notte, mai avrei immaginato che queste righe che dicono di una madre mi obbligassero a fermarmi, ad abbandonare il libro aperto sul tavolo, ad allontanarmi con gli occhi chiusi a contemplare nel buio quel silenzio del cuore.

 

 

 

Mia madre, sempre così silenziosa ; capace di nascondere inaudite sofferenze dietro un volto composto e naturale. Pensate solo a una madre di nove figli che non sa mai se e come riuscirà a sfamare di giorno in giorno tutte quelle bocche ; e come vestirli ; e come riscaldarli nei gelidi inverni del nostro freddissimo Friuli. E tuttavia, mai che abbia sentito un lamento, anche se l’ho vista tante volte piangere segretamente. Eppure era così dignitosa.

E poi sempre con quell’idea di essere noi i più poveri del paese ; e per questo, perché eravamo così poveri, non voleva neppure che io mi facessi frate e tanto meno sacerdote :

«Perché sono cose troppo grandi per noi».

E ha avuto sempre paura per le mie scelte fino in punto di morte.

«Figlio, ricordati che noi siamo poveri, e non possiamo offendere la gente»

Questa era mia madre. Ogni volta che la vedevo era uno strazio. E naturalmente, con l’arrivo delle nuore e dei nipoti ( i fratelli erano sempre lontani ), le cose erano peggiorate. Inoltre, il primo di tutti noi, il maggiore, fin dal 1923 non scriveva più a casa, e nessuno sapeva niente di lui, se era vivo, se era morto ; nulla fino a quando lei è vissuta ; nulla fin quando io, dopo la sua morte, sono riuscito a scoprire dove stava ; e solo allora siamo venuti a sapere che non scriveva perché aveva soltanto disgrazie da comunicare ; aveva infatti avuto anche lui otto figli e gli erano morti tutti, l’ultimo a 18 anni sotto i bombardamenti sulla linea Maginot. E mia madre che sentiva tutto questo, di disgrazia in disgrazia, e taceva.

Sì, io ogni volta che partivo da casa le auguravo addirittura la buona morte, sempre : con la morte aveva tutto da guadagnare.

 

 

E lei
dalla piccola finestra
a salutarmi :

              « Mandi, frut »

mentre riprendo la strada. . .

 
David Maria Turoldo

 

 

 

 

 

 

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