Una selvaggia felicità

 

 

 

 

 

 

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Non c’è verso di svuotare l’acquaio, non si riesce a tenere la cucina pulita e in ordine mai più. Si fa da mangiare con costanza, a tutte le ore è possibile consumare una pietanza cucinata al momento.

Per fortuna mi sveglia la tua telefonata. L’una del pomeriggio, tu non approvi. Io bevo tutto il caffé nella napoletana, faccio per abitudine una colazione quasi di tipo continentale. Hai detto al telefono che fuori è una splendida giornata, è vero, fuori dalla finestra splende il sole, ma non hai detto il tormento inflitto dal vento alla grotta del cielo in cui l’azzurro non ha più ricetto, e i colpi battono forte e si sbianca la luce e m’inquietano invisibili questi corpi d’arie palpabili in corsa da cui esala inedita una selvaggia felicità.

Confusa al vento vaga pure una voce di bambina, in forma di canto piano.

Dimora nella notte una gratuità smisurata. E una incondizionata libertà che tutto accetta, tutto ama. Partire alla volta del senso con meno di questo non si può.

 
5.II.2020
 

 

 

 

 

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