Notturno

 

 

 

 

 

 

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Posso ancora chiamarti Artemide stanotte sul vivaro, e risentire la tua frescura silvestre soffiarmi ai fianchi, e anche più su, fino a un passo dal cuore.

 

 

Ondeggiava piegando le ginocchia, danzando sul posto al suono che da un telefono cellulare gli entrava nella testa, si può distinguere la testa che oscilla, le braccia distese come due ali che planano nell’aria sulla piazza buia. E si sente ripetere parole a voce alta, da solo, si sente cantare in spagnolo sopra un ritmo latino.

E poi si sa, stanotte nella piazza non è solo come sembra il giovane straniero, e non è ubriaco, nè pazzo.

8.II.2020
 

 

 

 

 

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