Avere il dominio di sé — sarebbe come possedere la coscienza di dove appoggiano questi piedi, le nostre mani. Oppure filare all’incontrario diretti al punto cogente della propria ragione. Si può mai ?
Nell’ombra d’aria calda di queste prime giornate estive, alla finestra della stanza l’inclinatura di luce nel declinare di un raggio riflette con la dolcezza selvaggia di madreperla, uno stupore candido e muto e ricadente di senso enigmatico e vero.
Affidarsi alla grazia della sorgente del proprio raggio sul mondo – quello che siamo noi – credere nella stella e al suo mistero, che a volte illumina riflessa di notte una voce di ultima rosa estiva.
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