Tango dell’anima

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Se l’occhio non fosse solare
Come potremmo vedere la luce ?
Non vivesse in noi la forza del dio,
Come potrebbe il divino incantarci ? ” *

* la citazione è estratta da QUI

 

 

 

 

Stiamo entrando in quella parte dell’anno in cui il sole sul cortile a mezzogiorno con i suoi raggi si tuffa nella stanza, e sono fendenti di gioia inattesa che inarcano questa penombra pulviscolare in cui si vive immersi negli interni della città antica, in quelle celle claustrali di secoli ora ristrutturati monolocali in centro-città . . .

 

 

 

 

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Dice bene Walter Friedrich Otto che radicata nel Mito la creatura umana può raggiungere una regione luminosa e lieta in cui piacere e dolore si neutralizzano nella libertà e nella chiarezza, e le cose stesse si accolgono e rilucono all’interno della creatura come una Cosa sola.

Come la danza, che fa la creatura un tutt’uno con la musica e in questo unico è una vertigine in cui si vive come si cessasse di vivere – una forma di estasi ?
Ieri notte danzare nel piccolo caffè del centro è stato al tempo stesso uno spossessamento e un planare in volo nelle correnti di un’aria mai respirata prima. Ma anche più di questo, il sigillo impresso di una qualità oblativa che scioglie la gravità dell’esperienza in spirito e canto . . .  Avrò la forza di ritornare adesso al lavoro nel pozzo spaventoso de La lingua dei padri. 

 

 

 

 


Christopher Simpson (1602/1606 – 1669)

 

 

 

 

 

 

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