Primo giorno di nebbia

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Passata mezzanotte del giorno di ieri, la pace alla nostra tavola, qualcosa come una perfezione celeste in terra — una beatitudine ? Mi sento giusta, più giusta oggi con i miei passi indietro, più giusta di prima, di quando reagendo alla provocazione di resa del mio risentimento ho forzato in avanti i miei passi, un po’ di più oggi in direzione di un giusto discernimento, forse per questo più cedevole a un mite divenire. Lo smisurato abbandono al riposo serale mi fa a quest’ora priva di sforzo quasi del tutto.

 

La nebbia del mattino presto sulla via, soltanto con qualche ora di sonno sulle mie gambe incerte e liete di quel piccolo miracolo mattutino, la nebbia che si scioglie dalle ciglia e ogni passo si spinge sopra un velo di seta, dopo l’Eucaristia sotto le ali della cripta, l’Ufficio delle Ore mi sussurrava così :

 

Baruc
Impara dov’è la prudenza, dov’è la forza, dov’è l’intelligenza, per comprendere anche dov’è longevità e vita, dov’è la luce degli occhi, e la pace.

e ancora :

San Pietro Crisòlogo
. . . portiamola tutta l’immagine del nostro Autore, portiamola con totale somiglianza, non nella maestà che a lui solo compete, ma in quella innocenza, semplicità, mitezza, pazienza, umiltà, misericordia, pace, con cui si è degnato di diventare come noi ed essere a noi simile.

 

Ed io mi sono sentita a casa, innestata a vivo fra la carne e un alito che faceva il mio giorno nuovo e diverso, insieme a Shangra sulle sue 8 – 10 ore di camminata al giorno nella zona del centro, con la mia vicina in cerca di vasetti di vetro per la sua marmellata di mele cotogne, con i nipotini al telefono appena svegli, e poi la mia mamma con l’orecchio sempre incollato alla tv, con la commessa del negozio francese che oggi sono 7 anni che lavora là – un cappotto di buon taglio in lana e cachemire – e poi la spesa per far da mangiare, poca e scelta.

 

 

 

 

 

 

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[ quanto lontana oggi a ripensarci quella straniante desolazione del giorno prima, desolata dalla stanchezza di portare questo peso sempre più greve nelle mie membra, e poi anche qualcosa di più, qualcos’altro di me stessa attinto finalmente e poi lunga e penosa questa risalita, l’Eucaristia della sera aveva fatto affiorare ancora una volta lacrime di commozione sotto gli occhi chiusi, insieme a G. siamo in pieno processo di conversione, e pure il gusto per il cibo sta cambiando, ritrovavo una dolcezza insperata soltanto tardi nel cuore della notte ritornando sulla Parola della sera – tempo proprio per la chiesa bolognese – leggo parole come balsami, come perle, per tutto il mio essere riecheggia a intermittenza di vertigine il Mistero, e tuttavia ho ancora sempre bisogno d’incanto per poter vivere la mia vita, per poter essere io. ]

 

 

 

 

 

 

 

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