La forma

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Forse la forma non è mai la forma di qualcosa,
forse non ha nient’altro da mostrare all’infuori di se stessa.

 

 

Nuovamente ho conquistato la forma verticale — ho due gambe, le braccia, le spalle, il petto leggero con un respiro diverso. Abbiamo nuotato in piscina di sera e poi su per le vie delle colline, mentre scivolava il sole al tramonto. La fine dell’estate è un sudario che si svolge nell’aria ferma e calda, e già le brezze della sera portano con sé il profumo delle erbe aromatiche secche ormai come i prativi tagliati e secchi, come le stoppie rimaste sui campi. Porzioni sempre più ampie di splendore cedono all’ombra sempre più densa e umida.

Che il lavoro di raccolta dei materiali per Il viaggio di Demetra fosse anche il primo passo verso il nuovo impegno di ” mettere in forma ” tutti i miei versi — questo l’avevo intuito. Ma non potevo prevedere quello che mi sta succedendo in questa scelta dei testi, della loro posizione, apparentemente un’operazione esterna al fare poetico che si è compiuto già, un secondo passaggio, un fare ritorno senza sorpresa ai momenti singolari dell’ispirazione.

E poi non è così. L’irripetibile del mondo che le parole una prima volta hanno vibrato in ogni poesia si fa incontro nuovamente, ma in un modo diverso. E questo modo è la forma : qualcosa che da se stessa da sempre scandisce il ritmo e l’andatura alle voci dei versi nelle cortine della nostra temporalità. Ogni poesia una visitazione ; e l’attenzione dell’ascolto è da disporre tutta verso il riconoscimento, l’autenticità di quel primo disegno.

 

 

 

 

 

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