Aoristo

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In disequilibrio fluttuante fra la terra e il cielo, abbandono e la necessità di concretizzare. E fra questi : senza termine, a dismisura, in assenza di determinazioni e partizione. . . . .

Ritornavo di sera in città. Dal verde fitto degli alberi che costeggiano la strada fino alle vie del centro il silenzio nell’abitacolo dai finestrini chiusi per l’aria condizionata è penetrato e vinto dalla teoria dei versi amati di cicale.

A casa, i verdi alla finestre sul cavedio stanno piegati e spenti dalla sete ma fioriti, e vivi. Il silenzio vegetale, questa lingua madre.

L’azzurro ampio nel cielo sul cortile ; più tardi le scie di veli d’aria rarefatte illuminate al tramonto del sogno di una rosa, e il vuoto spazio dei voli fra la piazza e l’aperto dice dei rondoni che sono migrati già.

 

 

 

 

 

 

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